Montevago
 
   

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Armando Verdiglione intervista Montevago (estratto)

 
 

ARMANDO VERDIGLIONE Maestro, lei, quando è nato?
MONTEVAGO Esattamente, sono nato il 31 luglio 1929. Però, mi hanno dichiarato il 3 agosto… tre giorni dopo.
E, quindi, che nome di battesimo ha?
Giovanni.
Dove è nato?
A Catania.
In che quartiere?
A Palazzo Cusmano, nel quartiere di via Plebiscito, Sant’Angeli Custodi, che allora era uno dei quartieri più aristocratici. Nel centro della città.
E i suoi genitori erano di Catania?
Sì.
Quindi, c’erano la mamma, il papà…
Due fratelli.
Più grandi, più piccoli?
Più grandi.
Che cosa hanno fatto i fratelli?
Uno si è laureato in psicologia e pedagogia. Poi, ha avuto un incarico nel Comune di Catania.
Nella pubblica amministrazione?
Nella pubblica amministrazione.
E l’altro fratello?
L’altro si è dedicato alla moda.
A Catania. Ha fatto lo stilista o il negoziante?
Lo stilista.
E come si è firmato come stilista, con il suo nome?
Sì.
Lei è il terzo, terzo e ultimo. Niente sorelle?
Niente.
E il papà cosa faceva?
Mio padre era un fabbricante di fusti di legno. Esportava in tutto il mondo. Aveva seguito il lavoro del padre.
Era figlio d’arte… E la mamma invece accudiva la famiglia.
Mia madre accudiva la famiglia. Però, anche lei…
Coadiuvava il papà…
Anche lei coadiuvava. E aveva un’attività. Aveva una grande negozio di moda.
Faceva sartoria?
No.
Solo negozio. E quindi lei a Catania ha fatto le elementari. Poi ha fatto anche le scuole tecniche?
Istituto tecnico, fino al diploma di perito tecnico industriale.
E quando ha cominciato a disegnare?
A disegnare, da sempre. La stessa scuola mi dava modo di sviluppare disegni tecnici e anche disegni particolari… Anche nella fabbrica di mio padre facevo piccole sculture. M’interessavo già allora un po’ anche all’arte.
Ha incontrato qualche maestro?
Il mio insegnante è stato il professor Milluzzo.
A Catania?
Sì.
Era maestro di disegno?
Sì. In effetti, io già allora mi ero proposto di fare l’artista…
Allora, quando?
Da ragazzo.
A che età? All’Istituto tecnico, a tredici anni?
A tredici-quattordici anni. Infatti, organizzai assieme a altri la festa del nostro preside, il preside Polizzi dell’Istituto tecnico.
Il professore di disegno era solo un professore di disegno? Ha prodotto qualcosa? Ha fatto mostre?
No. In seguito, ha avuto una galleria. Faceva mostre sue personali. Mentre io ho incominciato con le esposizioni collettive…
Con altri allievi?
Con altri allievi, in centri culturali, tipo associazioni cattoliche.
Questo fino ai diciotto anni, oppure anche dopo?
Fino agli anni cinquanta. Un mio cugino italofrancese …
Cugino da parte di chi?
Da parte di padre. Questo cugino ha portato a un suo amico, proprietario di una galleria a Parigi, una trentina di disegni con cui è stata fatta una mostra.
Quando?
Nel 1955.
Lei aveva già 26 anni. Quando si è sposato?
A 28 anni.
Prima di sposarsi, ha fatto qualche altra cosa?
Ho fatto teatro. Avevo formato una piccola compagnia e avevo preso come nome d’arte Nico Vanni.
Vanni come cognome, Nico come nome.
Sì. Recitavo e ero chiamato anche da altre compagnie.
Ma in che tipo di teatro?
Al Teatro di Catania, ma anche fuori, in provincia.
E che cosa rappresentava?
Facevo imitazioni, come attore comico.
Per quanti anni?
Finché sono stato a Catania e prima di partire per fare il militare.
Quando è partito per fare il militare?
A 21 anni.
E dove è andato?
A Orvieto. Poi, sono stato a Terni. E ho concluso a Roma, in ufficio.
E a Roma quanto tempo è stato?
Quasi tutto il periodo del militare che restava.
Diciotto mesi?
Sì.
Poi, è tornato ovviamente a Catania. E ha proseguito con il teatro?
Per poco, per pochissimo.
E poi?
Niente. Poi, mi sono dedicato alla pittura, alle vernici.
Alle vernici, intende dire sempre alle opere, agli smalti.
Sì, sintetici, acrilici, eccetera.
Questo ha cominciato a farlo dopo il militare?
Il pittore?
No, gli smalti.
Sì.
Ha incontrato altri maestri, in quel periodo?
No. Perché dopo, come dicevo, mi sono dedicato alle vernici e sono diventato tecnico in uno stabilimento romano dove ero stato assunto.
Da 22-23 anni fino ai 28 anni è rimasto a Catania?
Sì.
A 28 anni si è sposato. E per quanto tempo è rimasto dopo il matrimonio a Catania?
Pochissimi anni, due…
Fino all’età di 30 anni.
Fino al 1961, quando è nato il mio primo figlio.
Quindi, aveva già 32 anni.
Però, viaggiavo spesso.
Sì, ma come residenza?
Come residenza, ero a Catania.
A 32 anni si trasferisce a Roma o a Latina?
A Roma. Per conto di questo stabilimento di vernici.
Lei lavorava con una ditta di vernici. Che cosa faceva?
Ispettore delle vendite.
Si occupava dell’organizzazione e della vendita? Non della produzione?
Pochissimo della produzione. Però, ho imparato moltissimo. A conoscere i colori, i materiali…
Perché lì c’era qualcuno bravo, che sapeva?
Ero diventato molto amico del titolare, che mi stimava moltissimo.
Però, lui era un imprenditore, non era esperto di vernici. O lo era?
Era anche esperto.
Lei, con le vernici, ha lavorato a Roma, fino a che anno?
Per le vernici ho lavorato fino al 1965 circa.
Era impiegato di questa ditta?
Beh, allora era diverso. Più che impiegato… Era un rapporto di collaborazione con il titolare.
A Catania ha fatto mostre personali?
Sì. Avevo incominciato con le collettive, a Catania.
E poi qualcuna a Roma, o a Latina?
Poi, da Roma, sempre per questa società, mi sono trasferito a Bologna e ho fatto una mostra a Bologna, alla Galleria della Bottega.
Quanti anni aveva quando ha fatto la prima personale?
35 anni.
Alla Galleria della Bottega.
Presentato da Giorgio Giordani.
Questa mostra, come era andata?
Molto bene. Aveva organizzato tutto Giorgio Giordani.
Visitava le gallerie? Incontrava i maestri?
Sì.
Solo le gallerie?
No. Ho conosciuto diverse persone, alcuni artisti…
Ma ce n’è uno in particolare, da cui sia stato colpito, che l’abbia interessata molto, e che lei ritiene tuttora che abbia avuto un’importanza per lei? A Catania?
Ricordo questo mio professore… Poi ci sono stati altri, quando sono tornato a Catania, da Bologna.
A Bologna era andato all’età di 36 anni circa, poi si conclude la collaborazione con questa ditta?
Sì, perché ho deciso…
Di dedicarsi alla pittura. A Catania allestisce un’altra mostra?
Varie, in quel periodo, in alcune città della Sicilia.
Rimane a Catania fino a quando?
Poco. Poi, sono tornato a Roma e a Latina, ho fatto mostre, a Roma alla Galleria Il Porto presentato da Renato Civello. E ho conosciuto vari artisti.
A Bologna quale artista ha conosciuto?
A Bologna ho conosciuto Borgonzoni e altri.
E a Roma?
A Roma, tra gli altri, Turcato, Guidi, Perrone, Monachesi, Vangelli. Ero all’inizio…
Quando facevano le loro mostre, andava a vederle?
Certo.
E qualcuno di loro è venuto a vedere qualche sua mostra?
Sì. Quasi tutti.
Ma cosa dicevano della sua opera?
Che era interessante, che la mia pittura è personale, che io non m’ispiravo a nessuno… Questo veniva detto dai critici, dai visitatori, dagli artisti… […]

Il materiale di questo sito è tratto dal libro d'arte "Montevago. La Sicilia. Le dimensioni della parola. Il piacere della civiltà", a cura di Fabiola Giancotti, Spirali/Vel 1999