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La pittrice cremonese Sofonisba Anguissola (1531-1625) visse alla corte di nobili e di re, ove grazie alla sua competenza letteraria e musicale divenne una figura di rilievo, intrecciando una fitta corrispondenza con i più famosi artisti del suo tempo. In un'epoca in cui le donne erano emarginate, si impose per la sua maestria: a Madrid fu la ritrattista ufficiale dei reali fino al 1568, si trasferà poi a Palermo dove tornerà dopo un breve soggiorno in Liguria, e rimarrà continuando a esercitare la sua arte, nonostante un forte calo di vista, fino alla morte.
Mary Palchetti nasce a Clusone, si trasferisce poi a Bergamo, a Milano, infine a Cortina d’Ampezzo: lì al memorabile Verockay King’s Club riunisce famosi personaggi italiani e stranieri. Da Cortina va poi a Roma, dove ospita artisti nella sua casa di via Margutta. Da ragazza briosa com’era, è diventata una donna eremita a Clusone. Perchè dice, l’ha stancata la “corsa dietro galleristi e gallerie [...] un gioco del gatto con il topo”. Un’artista straordinaria, dedita a quello che usiamo chiamare astrattismo.
Come dice Francesco Saba Sardi: “L’artista non può non essere un eremita. Tra l’artista e il potere s’interpone così un filtro”. Mary Palchetti si chiede “se un lavoro fatto nell’isolamento abbia ancora una possibilità di essere letto”.
Cosa accomuna dunque queste due splendide artiste? La pacatezza, la serenità che caratterizza entrambe le maniere,
seppur gli stili siano inevitabilmente differenti; la sicurezza, l'imperturbabilità in una parola: la fedeltà alla propria ricerca.
Disponibile sul sito dell' Editore
“La domanda insidiosa (dei momenti d'inerzia) se la pittura abbia ancora un senso o, di più se un lavoro fatto in isolamento abbia ancora una possibilità di essere letto (fuori dai circuiti mediatici) vale solo nel momento in cui crollano la motivazione e la spinta emozionale che la determina” |
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