Armando Verdiglione
In America, Enzo Nasso è entrato nel mito, nella leggenda, nel romanzo.
Non come soggetto che, dinanzi alla sua ironia si scioglierebbe come neve al sole.
Non propriamente come personaggio, che lascerebbe la maschera inindossabile e indecidibile l'inganno.
Enzo Nasso è entrato in America con il testo della sua vita: con la sua poesia, con i suoi romanzi, con i suoi racconti, con le sue cronache e i suoi reportages fantastici, con i suoi numerosi cortometraggi, con i suoi tre film.
E' entrato in America con il suo caso di qualità.
L'anziano cugino, Julius Nasso, ha edificato molti grattacieli. Enzo Nasso ha scritto e qualificato una vita intellettuale unica.
Di lui mi parla, in maniera mirabile, con stima assoluta e con un entusiasmo che mai si spegne, Franco Desideri, notissimo negli anni cinquanta in Italia come poeta di grande talento e apprezzatissimo banchiere nei quarant'anni successivi in America. Di lui mi parla pure Annalisa Saccà, moglie di Franco Desideri, studiosa del testo di Nasso, che legge nell'università americana, invitando altri docenti a fare altrettanto.
Di lui come grandissimo poeta mi parla uno dei tanti compagni di strada, l'artista Mimmo Rotella.
Incomincio a leggere le sue poesie. Ne rimango assolutamente sorpreso e impressionato. Lo incontro perciò a Roma, dove egli vive, alla sala della Protomoteca in Campidoglio, in occasione del dibattito per il ventennio della casa editrice Spirali. Lo accompagna il nobile giurista Domenico Marafioti. Lo ritrovo più volte al ristorante a Roma, da solo oppure con la splendida e magnifica Eugenia, tranquilla, intelligente, sobria, discreta, di una bellezza straordinaria, perennemente confermata dall'età. Un dispositivo di vita quello con donna Eugenia.
Dispositivo intellettuale. Dispositivo di arte e invenzione. Sempre in direzione della qualità.
Lo incontro alla Villa San Carlo Borromeo, durante il congresso dedicato al Libro (27-29 novembre 1998), poi, più volte, in preparazione della sua splendida mostra. Aneddoti, novelle, paradossi, parabole, ghiribizzi, rebus impediscono nella sua narrazione che, procedendo sempre dall'ironia, si dipinge e si scrive qualsiasi nota di autobiografia, qualsiasi compiacimento, qualsiasi civetteria. Una narrazione infinita. L'infinito della narrazione.
Impossibile l'autoritratto, perché già dissipato dall'ironia e vanificato dalla solitudine.
Mai nella mischia. Mai nella folla o nella massa. Nemmeno quella che preme per occupare un posto nelle compagnie dell'epoca.
Enzo Nasso è americano? Suo padre lo era diventato. O almeno ne aveva acquisito la cittadinanza. Enzo Nasso è europeo? Mediterraneo? Italiano? Italocalabrese, secondo la formula giocosa che egli trova nel suo romanzo Buonasera buonasera? Enzo Nasso è intellettuale.
Per lui la Calabria, l'Italia, il Mediterraneo, l'Europa, l'America sono regioni inattraversabili del cielo e del paradiso della sua parola.
Caso intellettuale. Qualità intellettuale. Con vari dispositivi di forza e di direzione. E dispositivo egli stesso.
Nell'incontro, in pubblico o in privato, ricorre a una specie di fictio iuris: apparentemente si assegna un limite. Ma è solo per mettere a suo agio l'interlocutore.
E' solo per instaurare con l'interlocutore un dispositivo narrativo.
E la certezza di sé o dell'Altro, con le sue superstizioni, con la sua ideologia dell'invidia e del malocchio, con il suo fatalismo positivo o negativo, si dilegua dinanzi alla certificazione del figlio,; che procede dal padre: sicché la ricerca approderà; scrivendosi, alla legge della parola e alla sua etica. Il dispositivo intellettuale, in cui ciascuno trova il suo statuto, trae le cose, parlando, narrando, facendo, scrivendo, alla qualità. Per Enzo Nasso, regista unico, molto più che giocatore, per nulla prestigiatore, gli effetti della qualità, cioè la verità e il riso, sono tanto irrinunciabili quanto insignificabili. A essi si rivolge il suo testo.
A essi si rivolge la sua vita, cioè la sua parola.
Enzo Nasso si trova in statuti differenti e vari a seconda dei dispositivi narrativi e scritturali che s'instaurano: giornalista, vignettista, novelliere, pittore, scultore, cineasta, romanziere, artista, poeta,n promotore e sponsor di uomini e donne d'ingegno, educatore di grandi maestri.
Ma, ciascuna volta e in ciascun caso, lungo il suo itinerario assolutamente solitario e unico, Enzo Nasso è scrittore. Scrittore dell'esperienza. Scrittore della vita. Scrittore dell'esperienza della vita, che è la parola originaria. Scrittore dell'arte e dell'invenzione, del romanzo, del cinema, del teatro, della pittura, della scultura, della narrazione.
Ciascuna cosa importa per ciò che resta, perché diviene scrittura. Ciascuna cosa importa per ciò che della memoria si scrive e si qualifica.
Con la lettura, punta della scrittura. Enzo Nasso è lettore, perché scrittore, dell'arte e della cultura.
Sta accanto agli artisti, agli scrittori, ai cineasti, ai drammaturghi delle avanguardie. Entro dispositivi narrativi.
Ma ne è anche distante. La distanza, come la solitudine, è la condizione per cui egli trae i materiali stessi delle avanguardie verso la scrittura e verso la lettura.
Enzo Nasso non va qualificato come romanziere o come artista o come giornalista o come poeta o come cineasta, ma come scrittore del romanzo, dell'arte, della poesia, del cinema, del giornalismo. Scrittore intellettuale. L'intellettuale.
Enzo Nasso dà un contributo essenziale alla civiltà.
Che non si sia intruppato né aggregato né tesserato nelle congregazioni dell'omertà non è certo una ragione per non consegnare il suo testo al millennio che si apre.
Forse di ciò sia accorgono coloro che, nella sera del 12 maggio 1999, vengono all'Hotel Ambasciatori a Roma per sentirlo in occasione dell'edizione della raccolta intitolata Poesie e del romanzo Buonasera buonasera.
E' davvero impressionante, a proposito di chi vive, ormai invisibile, nella sua produzione solitaria: seicento persone sono riuscite a entrare nella sala grande e oltre milleduecento sono rimaste fuori dell'hotel.
Forse di ciò si accorgono pure quegli scienziati, poeti, artisti, scrittori, filosofi, psicanalisti, che, durante il congresso dal titolo L'immunità (9-11 luglio 1999), non cessano di soffermarsi, entusiasti, sorpresi e meravigliati dinanzi alle opere artistiche con cui sembrano risplendere ancora di più le solenni e antiche sale della Villa San Carlo Borromeo. Le poesie e i romanzi sorprendono. Ma queste opere rendono indelebile il miracolo, oltre a costituire un avvenimento artistico e intellettuale di portata immensa.
Nessuna tristezza, nessuna malinconia, nessuna amarezza. L'immunità intellettuale. L'immunità del tempo, della poesia, della narrazione, del romanzo, delle opere artistiche e culturali. Enzo Nasso procede dal dubbio, dal modo del due, dell'apertura, della relazione. Dubbio assoluto che non fonda né forma né struttura nessuna risposta. L'ironia stessa. La traccia della parola. Senza animale fantastico anfibologico. Senza il sistema delle filiazioni genealogiche.
Nessuna indulgenza verso sé. Nessuna commozione. E la stessa amicizia è un dispositivo di partita, che si rivolge al valore assoluto, alla cifra.
Essa stessa diviene qualità intellettuale.
Il dubbio sembra quasi sospeso quando Enzo Nasso scrive di altri. E' per accogliere, capire e intendere il loro apporto intellettuale.
Leggete Buonasera buonasera: ciascuna cosa entra nel processo d'invenzione e di arte. Con l'altra lingua, quella con cui le storie con le loro metafore e con le loro metonimie, con le loro condensazioni e con i loro spostamenti si scrivono. Con la lingua altra, quella con cui la poesia, i racconti, gli aneddoti, i rebus, il romanzo politico del Mediterraneo e dell'Europa, le novelle d'Argentina e d'Australia, le cronache fantastiche di Roma, di Parigi, di Calabria e d'America secondo le loro occorrenze e con i loro abusi, con le loro opportunità si scrivono e si qualificano. Nessun, sentimentalismo. Nessun pathos. Nessun patetismo. Nessuna nostalgia. Traccia e memoria. Scrittura della memoria. Così la stessa Calabria. Anche mito. Per via del nome. Nasso viene da lontano. Dall'isola alla terra.
Calabria metafisica?
Altra logica. Altra struttura. Che si scrive. E che resta.
Il viaggio di Enzo Nasso è logico, linguistico, poetico, intellettuale. Enzo Nasso segue un processo di astrazione che innalza la parabola fino alla sua scrittura.
Lontano dalle mode e dall'epoca.
E già con l'azzardo. Occorrendo, fare. La guerra, la partita. Per l'azzardo nulla è impossibile, nulla probabile, nulla nemmeno possibile.
Per via del contingente e della catacresi in cui 'istituisce, l'azzardo giova al miracolo, a ciò che accade, a ciò che si fa. Utile a ciò che resta di ciò che si fa. Utilità propria all'abuso linguistico. Utilità pragmatica e narrativa. L'azzardo affida alla poesia la sua nota arbitraria, indelebilmente artificiale.
E il rischio è sicuro. Senza indaffaramento. E intellettuale la scommessa. Nessuna sconfitta. Nessun azzeramento. L'altro non sta al posto del padre né viceversa.
La vittoria è dell'Altro. E conclude alla qualità. Anziché finire e significare la partita.
Leggete le opere che sono contenute in questo libro d'arte. Qualsiasi ricordo questa o quella riproduzione vi evochi è fuorviante.
Queste opere non costituiscono il ricordo dell'arte, ma la sua scrittura e la sua lettura.
Gli smalti, i corazzieri cui rispondono le filastrocche, i collages, i decollages, i ritratti, le sculture: ciascuna cosa si scrive procedendo dall'ironia e dalla sua variante, la satira, per trovare come,; con la firma e per la via stessa del nome, il corpo e la scena si combinano nella cifra, intersezione del simbolo e della lettera.
Oltre il frattale, Oltre il virtuale.
Leggete ciascuna opera con il titolo che l'autore appone: Carnalità (1071), Canneto o quasi (1974), Ius primae noctis (1980), Monumento all'uomo (1980), Femminismo (1980), Razzismo (1976). Sono opere che non si capiscono e non s'intendono senza l'ironia.
La loro scrittura, come quella sublime dei minismalti, procede appunto dal modo dell'apertura che è ironia.
Ciascuna opera, scrivendosi e qualificandosi, vale l'arte, la letteratura, la scienza e la filosofia del pianeta.
Leggete Intrigo (1981): umorismo, motto di spirito, riso. E invenzione. La favola si cifra. E ancora del 1981: Ghirigori, Sovrimpressione, Paraiconografia, Cespuglio. Leggete Canta che ti passa (1981): dalla fiaba alla cifra, procedendo dalla croce fra la chitarra e la sedia.
Leggete La Vergine armata (1981): parodia del discorso della morte, e altro. Leggete Metafigure (1982): la figura non è figurale, e la massa non si fa più amorfa e inerte, supporto di ogni tirannide.
Leggete pure Pudicizia (1985): la combinatoria trascorre, fra l'altro, dal motto di spirito al rebus.
Leggete l'opera del 1985 intitolata Il corazziere quando si spoglia non ha più voglia di farsi vedere: la repubblica non si amministra sotto il segno della padronanza.
E ancora Nuova metafisica (1085): irrisione verso le avanguardie e metafisica impossibile.
Leggete del 1986 Fiori per Eugenia: lo splendore, la nobiltà, la magnificenza accompagnano la combinatoria, con dispositivi di qualità.
E ancora: Piramide (1995), Aspromonte (1998), Le macchie di Rochard (1991), Fiori per mia madre che ha cento anni (1999).
Partecipa alla scrittura civile di Enzo Nasso la serie dei corazzieri con le rispettive filastrocche. Lasciando il rebus e, con il rebus, l'enigma, l'impossibile significazione, l'enunciazione inassumibile nell'enunciato.
E tanto meno nel discorso. La lezione di Leonardo da Vinci, di Niccolò Machiavelli, di Ludovico Ariosto, ma anche di Oscar Panizza e della memoria mediterranea e europea giunge all'esempio unico con le sculture.
Leggete, fra l'altro, del 1992: La classe operaia a pecoroni nel tunnel.
Oppure, sempre dello stesso anno: La classe politica, maccheroni e chiacchiere.
Oppure, ancora: Le cricche e gli accrocchi: le madri della patria, Susanna Agnelli, Tina Anselmi, Nilde Iotti. Noi affidiamo il testo di Enzo Nasso alla vostra lettura.
E ancora alla nostra. Non è per nulla facile. Ma è semplice. E siamo sicuri che, leggendolo, entrerete nel dispositivo dell'avvenire e nel suo programma.
Con piacere illimitato.
Enzo Nasso è la cifra del nostro paradiso.
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