Armando Verdiglione
Günter Roth: dall'infigurabile alla gloria (estratto)
Dalla silhouette di Nikolaj Trubeckoj alla scultura, e dall’infigurabile della figura all'inimmaginabile della sembianza, il processo intellettuale di Günter Roth rilascia l’unicum. Entro una scritturazione della vita originaria. Nessun contenimento della scultura. Nessuna delimitazione. Nessun punto di vista: nessuno spazio che rappresenti il privilegio dell’osservatore. Le sculture dell’Africa, della costa nordoccidentale dell’America, dell'Oceania, la modernità, Michelangelo rimangono sfondi e materiali per l’idiomatico
e per lo specifico. Günter Roth. La sua scultura.
L’anatomia, la plasticità, la scrittura, la qualificazione: e il ritmo della vita segue il suo numero. La montatura è il dispositivo della combinazione degli elementi. Societas è tale dispositivo. Günter Roth scrive: “Una sola scultura primitiva vale tutta l’arte contemporanea”.
Non c’è più l’immagine dell’uomo: non c’è mai stata. Nessuna rappresentazione. E quella idealità,
il cosmopolitismo,che, per due secoli, presumeva di staccarsi dai secoli non illuminati, qui è assente. Günter Roth. La sua scultura. L’anatomia, l’ascolto, l’arte della luce, la piegatura che viene dal taglio
e dall’Altro: l’arte e l’invenzione si scrivono. Il compimento. Il monopolio del “politicamente corretto”
è rivendicato dal discorso occidentale, fino alle odierne mafie, che fissano merci e valori e bandiscono
la sembianza, la figura, la divisione inalgebrica come ingeometrica, l’assenza di significazione: il primato della trasgressione, sul principio della linea e del cerchio, è funzionale al conformismo. Günter Roth.
La sua scultura enuncia il lusso, che nessuno può permettersi. Il lusso del tempo e della luce.
La lussuria intellettuale. Agli antipodi dell’economicismo. Egli scrive, ancora: “Molto da escludere, sopra tutto credenze, preconcetti, opinioni di altri, realizzazioni di altri. Nessuna mano da artisti contemporanei”. Nulla è contemporaneo: l’attuale della scultura di Günter Roth è originario. Importa, in effetti, non tanto
il primitivo quanto l’originario. Importa non più l’originale, ma l’autentico, che l’incominciamento del viaggio della scultura di Günter Roth ha in virtù dello zero funzionale. Importa della Pietà Rondanini la fattura, senza più il naturale, senza più il mitologico, senza più la romantica rottura epistemologica.
Günter Roth. La sua scultura. L’intensità, la sessualità, la gioia: la forza sta nella direzione e nel suo dispositivo. L’arte che si definisce contemporanea osserva i vezzi dell’epoca. L’opera di Günter Roth esclude l’omaggio all’epoca. Günter Roth trova la solitudine oggettuale come condizione del viaggio.
E si chiede: “Chi dei giovani artisti è libero, non manipolato, non arrabbiato, ma indifferente a tutto quello che succede intorno a lui?”. Dalla questione che resta aperta, questione di vita o di morte, procede la combinatoria. La “mentalità contemporanea” prospetta l’idea del benessere, la concezione del progresso e dell’evoluzione al servizio della circolazione, l’apoteosi dell’uguaglianza, l’uniforme, i fasti dell’epoca (dall’ideologia dell’informale all’ideologia ora della pop art, ora dell’arte concettuale, ora del postmoderno, ora della new age e, infine, dell’ombelicale. Sempre più minimando). Günter Roth. La sua scultura.
Non c’è più mondo. Non c’è più soggetto. Non c’è più rappresentazione. Ciò che si costruisce, si monta, si combina è originario: questo frutto del viaggio di Günter Roth sta al lettore ignoto capirlo e intenderlo, in un dispositivo di ascolto, anziché di visione. Quale sarà la qualità intellettuale di questo incontro? [...] |