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Josif Gurwich
Sono nato nella città di Kishinev in Moldavia e ho trascorso l'infanzia a Odessa. Mio padre era meccanico, e vivevamo in una casa vicino alla fabbrica dove lavorava. Mia sorella e mia madre sono vissute in Bessarabia, regione annessa alla Romania, per venticinque anni, durante i quali non ci siamo mai visti. Io rimasi a Odessa; a tredici anni incominciai a lavorare. C'era la fame e la città era assediata da un potere che cambiava ogni tre giorni. Ricordo che già allora dipingevo. C'era un'ottima scuola d'arte diretta dal pittore Reingbald: egli stesso era bravo e aveva molti allievi. Il corso di studi era a pagamento, io non avevo soldi, ma volevo frequentare la scuola. Così dissi al direttore che, appena mio padre avesse ritirato lo stipendio, avrei pagato la mia iscrizione. Mi diedero un foglio di carta, gomma e matita e mi dissero di fare un disegno per valutare la mia ammissione. Avevo quattordici o quindici anni. Non avevo mai studiato, ma quel mio primo disegno meravigliò tutti. Lo eseguii senza nessun errore. Fu così che incominciò un periodo molto produttivo per me. I miei disegni piacevano anche ai ragazzi delle classi superiori che spesso venivano a vederli. Dopo due settimane mi chiamò il direttore. Nel suo ufficio trovai due signore, sostenitrici della scuola, che accolsero la mia iscrizione senza il pagamento della retta. Si bandivano concorsi cui partecipavano i migliori allievi. Io partecipai insieme a un ragazzo di ricca famiglia. I suoi genitori erano mercanti e lui aveva già uno studio dove dipingere. Il tema del concorso era una natura morta. Dipinsi una composizione dove figuravano un proiettile e un elmetto tedesco. Era la prima natura morta della mia vita. Il mio compagno aveva i suoi acquarelli, a me li prestò un insegnante. Avevo tre giorni per completare il disegno. Vinsi il concorso, il ragazzo che era con me fu bocciato il primo giorno. Negli anni venti, quando il corso dei miei studi era giunto al ritratto, la scuola d'arte venne trasformata in una scuola di geometria. In quel periodo dovetti lavorare presso alcune agenzie come corriere e come telefonista. Mi capitò così di incontrare un poeta, Eduard Bagrizkij, che venne a lavorare nell'agenzia dove ero anch'io. Era una persona eccezionale, lo accompagnavo spesso nei suoi viaggi; andava in posti sperduti, negli ospedali, nei villaggi e leggeva le sue poesie. Venni a sapere dell'esistenza di un'altra scuola d'arte, diretta da Julij Berchadskij, allievo di Repin e Cuingi, aperta nel 1923 a Odessa. M'iscrissi a quella scuola e ne feci quasi la mia casa. Per giornate intere dipingevo e facevo ritratti. Con un gruppo di studenti creammo un piccolo teatro che portavamo in giro nei dintorni di Odessa. Concluso questo corso, nel 1925, andai alla Scuola artistica imperiale, la migliore di tutta la Russia, per poi giungere finalmente all'Accademia di Belle Arti di San Pietroburgo dove frequentai l'atelier del professor Fraeman che si era formato e aveva lavorato per diciassette anni a Parigi. Mentre frequentavo l'ultimo anno, andai nella città di Orekovo-Zuevo, nei pressi di Mosca, per un corso di poligrafia. Il professor Fraeman diceva che a Parigi non avremmo trovato un solo artista che sapesse soltanto dipingere. C'insegnò quindi a disegnare e a lavorare la ceramica. In quel villaggio, cominciai a dipingere paesaggi. Grazie ai miei professori, conclusi il mio corso di studi con un anno di anticipo. Rimasi altri due anni in quella scuola come assistente del professor Fraeman. Nel 1932 mi trasferii a Mosca dove, nel 1933, si costituì l'Unione dei pittori sovietici con pittori come Koncialovskij, Gherasimov, Lentulov. Io entrai a farne parte dopo aver presentato una decina di opere. M'interessavo dei giovani pittori, organizzando mostre come quella del '37-'38 alla Galleria Tretjakov di Mosca. Per quella esposizione centinaia di giovani artisti inviarono le loro opere. Ne raccogliemmo oltre cinquemila e ne esponemmo solo ottocento. Avevamo anche un giornale murale realizzato con la collaborazione di grafici e disegnatori molto famosi. Nel 1941, all'inizio della guerra, entrai come volontario nell'esercito per la difesa di Mosca. Nel 1942, insieme con alcuni compagni, ebbi l'occasione di compiere un'impresa eroica: con due camion trasportammo nell'allora Leningrado i viveri per gli artisti che morivano di fame. Attraversammo il lago ghiacciato Ladizskoe e riuscimmo a portare a destinazione il prezioso carico. Voglio pensare di aver salvato alcune vite con quel gesto. Prima che incominciasse la guerra, a tutti gli artisti, pittori, scrittori e poeti venivano attribuiti gradi militari. Io ero intendente di terzo grado della marina militare, anche se non mi sono mai occupato di una flotta. Durante la guerra dedicavo tutto il mio tempo libero alla pittura, facevo disegni e dipingevo paesaggi. A volte disegnavo carte geografiche che servivano all'esercito, ero l'unico in grado di farlo. Dipingevo i soldati, le nature morte e una volta riuscii a organizzare addirittura una mostra. Per tutta la durata della guerra ho tenuto un diario, solo per quel periodo. Ricordo la liberazione della Crimea e la permanenza nelle zone baltiche. Per due mesi, il nostro gruppo - eravamo in trentasei - fu assediato dai tedeschi. Ci nutrivamo con la carne dei cavalli. In quella circostanza, feci una serie di disegni che mi servirono in seguito. Finita la guerra, fummo liberati dalle truppe di Riga. Sulla via del ritorno, c'imbattemmo in due tedeschi: uno scappò, catturammo l'altro. Quando seppi che era pittore anche lui, lo lasciai andare. Non lo rividi mai più. Non seppi mai il suo nome. […]
Il materiale di questo sito è tratto dai libri d'arte di Josif Gurwich, disponibili al sito di Spirali
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