ALLA RICERCA... ALLA RICERCA DEL TEMPO... LA SIBILLA
di Dominique Desanti
Ferdinando Ambrosino vive a Cuma, vicino all’acqua. I Campi Flegrei, con quei rossi, quei gialli, quei blu, si concedono a noi ora a strapiombo, come visti dall’aereo, ora scavati a portata del nostro passo, e ci invitano a addentrarci.
A volte i pittori pretendono di dare un nome alle loro opere solamente a lavoro compiuto, per piacere all’entourage. Spesso anche nei romanzi il titolo si scrive per ultimo. Come se, per battezzare l’opera, occorresse tenerla a distanza. Credo che il titolo non sia mai casuale ma testimoni della profondità di un’intenzione dimenticata.
Ferdinando Ambrosino ha realizzato due serie: À la recherche… 1, 2, 3, incominciata nel 1987, e À la recherche du temps, incominciata nel 1986, pure numerata. In un primo momento, questi titoli in francese mi hanno portato su una falsa pista. Per nostra inclinazione naturale, direi quasi lungo la nostra via maniacale, o secondo il tic di noi francesi, non appena qualcuno dice “recherche”… e in particolare “recherche du temps”… qualcosa ci riporta là dove a guidarci sono un cespuglietto di rose di macchia, un minuscolo campanile di paese, una qualsiasi spiaggia dell’Atlantico, oppure sono le compagnie dell’adolescenza, i ristoranti e gli alberghi un po’ vetusti e pretenziosi, gli snobismi o le genealogie, o invece è l’attaccamento alla mamma, alla nonna degli amori infantili, o ancora, all’altro estremo dei sentimenti, è l’allusione a gelosie senza speranza.
Insomma Ferdinando Ambrosino, quando dice À la recherche du temps, sia per adescarci sia nell’intento di portare l’indagine nel campo dei volumi, ci guida, pare volutamente, a Proust. In realtà, Proust per noi francesi è una presenza così forte che per taluni l’inconscio, i complessi, le rimozioni mostrano la loro esistenza non attraverso il lavoro di Freud, ma perché spiegano i personaggi di Proust.
Ma io sono sfuggita alla trappola che Ferdinando Ambrosino tende nei suoi titoli. No, non ci casco: non è Proust che Ambrosino rivive e traspone, è Cuma con la Sibilla.
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