La pittura
di Alekseij Lazykin
La pittura è un meraviglioso uccello di fuoco. Quando stai per prenderlo, fugge, vola via, cammina avanti e indietro a rispettosa distanza e ti stuzzica con l'arcobaleno della speranza.
"Cerca di afferrarmi, forse mi prendi".
Ma, nel migliore dei casi, non ci rimane che una sua piuma iridata, e grazie tante.
La pittura non è una sinecura. La pittura non è senza lavoro.
Spirituale, essa serba una materia che è nell'asticciola dei telai, nella massa dei colori.
La pittura con il tempo cresce di valore, come l'oro. Ma il suo argento è apprezzato più dell'oro.
Di pittura, ce n'è poca, di tele ce ne sono molte. Il ventesimo secolo ha il record per quantità. Dipingiamo a serie, a trittici... I dipinti ancora freschi saranno migliori dei capolavori antichi?
La pittura è amata dai poeti che sui pittori compongono versi, ma i pittori non leggono i versi.
Chiunque abbia occhi giudica la pittura, ma la vede?
Chi non ha il minimo rapporto con essa è estimatore e critico.
Il pittore è un colorista, chi non è colorista non è pittore. Così diceva Vasilij Il'ič Suvorov.
Ora non è più così. È artista chiunque dipinga con il colore. Artista, infatti, suona meglio di pittore, così come poeta suona meglio di letterato. Puškin chiamava se stesso letterato.
La pittura non ha progresso, ma possiede uno straordinario regresso.
La pittura ha attraversato l'infanzia, la fanciullezza, la maturità. E la vecchiaia? Nell'arte astratta del ventesimo secolo, essa è forse già morta?
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