"Il Popolo", 14 ottobre 1970
Cuori, diaframmi, occhi e poi oggetti luminosi e funzionali: ecco Saverio Ungheri.
Ma, fra tutti, gli oggetti-cuore sembrano raccogliere meglio le sue intenzioni.
Suggestivi e quasi impressionanti per una sorta di surrealtà mimetica di una realtà inconsciamente avvertita, perfettamente funzionanti nei congegni meccanico-luminosi per
i quali “respirano”, oggettivati tanto da risultare persino lampade o fondali di ambiente, non giungono tuttavia a offrirsi in un distacco ironico; anzi una specie di ansiosa drammaticità sembra insita in essi, fin dalla ideazione e dal progetto, fino alla elaborazione costruttiva: uno spettacolo di mirabolanti invenzioni. |