Pan, 1970
Saverio Ungheri nella mostra personale alla galleria “Ciak”, ci trasporta nella fucina surrealista d’un immaginario mago del 2000. Cuori che pulsano, occhi che roteano emettendo luci diverse, quasi volessero esprimere sensazioni di piacere o di dolore,
di amore o di odio.
Qualche decina di anni addietro fu scoperto in Brasile — se non andiamo errati per la località — uno scarabeo, esemplare unico, che dal suo sistema nervoso emana una luce.
Fin qui niente di strano; la nostra lucciola nazionale (luciola italica) produce una luce fosforescente da organi localizzati negli ultimi segmenti addominali.
L’interesse che il piccolo coleottero suscitò allora fra gli scienziati, nacque dalla constatazione che lo scarabeo emana luci diverse, a seconda che sia irritato o calmo, affamato o sazio e via dicendo. Tale manifestazione di linguaggio espresso con raggi di luce, è riafforata alla coscienza visitando la mostra di Ungheri. Siamo rimasti colpiti dalle grandi possibilità di quest’arte oggettuale che accoppia fantasia artistica e capacità tecniche, realizzabili avvalendosi delle inesauribili variazioni coloristiche ottenute con l’ausilio
di codesti ingegnosi apparecchi che, ripetiamo, offrono allo stato opaco composizioni plastiche di buon gusto e, in funzione illuminante, suggestive visioni surreali. |