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Vedute di Roma. Arco di Costantino

Arco di Costantino

tempera su carta,
cm 50x70
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Nudino

Nudino

tempera su carta,
cm 70x50
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Vedute di Roma. Foro di Traiano

Foro di Traiano

tempera su carta,
cm 50x70
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Nudino appoggiato

Nudino appoggiato

tempera su carta,
cm 50x35
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Nudino acquarellato

Nudino acquarellato

tempera su carta,
cm 70x50
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Contributi di critica

 

Giuseppe Selvaggi

Presentazione della Mostra, Palmi 1969

Il pittore Saverio Ungheri è un ricercatore.
Per alcuni artisti l’invenzione nasce come sorgente spontanea dal proprio lavoro
per altri — e sono i privilegiati che uniscono in se stessi la felicità di produrre arte
e il dolore di pensarla — la loro invenzione è l’anello conclusivo di una vita magari tutta esaurita nel cercare l’uovo d’oro della propria esistenza d’artista. Chi preferire?
Il getto spontaneo (di una spontaneità certamente assai relativa) e sereno in apparenza,
o questo cammino del ricercatore dietro formule e soluzioni che sembrano essere ogni volta definitive, e non lo sono dinanzi alla sua innata necessità di cercare ancora?

Ai fini della resa dell’artista, ch’è l’opera nella sua splendente individualità che annulla l’autore stesso come fosse anonima e tale potrebbe essere, non ci devono essere preferenze. Ma tutta la solidarietà e l’ansioso entusiasmo vanno per l’artista-ricercatore. Che è colui il quale prepara sempre strada e terreno per il viaggio suo e degli altri,
per il suo frutto e per quello degli altri.
E in più ha una maggiore potenzialità di godere della sua costante catena di scoperte,
e necessariamente di soffrire della delusione per l’accorgersi che la sua scoperta di ieri non è quella definitiva: su cui fermarsi ed edificare sino all’ultimo giorno.
Questo accenno a un discorso qui fatto con riferimento in apparenza a una situazione teorica, in generale, va invece inteso personale per Saverio Ungheri,
che in pieno rappresenta con la sua attività l’artista-ricercatore. Ungheri appartiene ai rari pittori in cui pensiero e bellezza riescono a fondersi per una coordinata esplosione nell’opera, che ha sempre in lui il brivido della scoperta.
Dove arriverà Saverio Ungheri? L’avvenire dei ricercatori è sempre un’attesa.
Si fermerà Saverio Ungheri su un punto fermo della sua ricerca per costruirvi, come si usa dire, un modo pittorico proprio con sigla definita (come tanti artisti fermi su se stessi sino a morirne da vivi, magari famosi e costosi)? Può darsi che non si fermerà, e la sua esistenza di artista sarà ancora una serie di esplosioni, tutte intense, tutte lancinanti di invenzioni. Come i suoi sassi spaziali. Come i suoi crateri. Come i suoi meccanismi cinetici.
Come tutto quello che ha fatto sinora. Non per questo verrebbe meno la sua qualità di artista, perché in queste tappe-scoperte c’è come una cucitura interiore, e per l’occhio educato all’arte anche esterna, che ne garantisce l’unità ossia l’individualità.
L’opera di Saverio Ungheri ha bisogno di uno scavo critico e di letteratura, e allora si potrà documentare che la Calabria ha con questo pittore la potenzialità di un altro grande artista fra i suoi artisti, che nella maggior parte appartennero sempre alla categoria superiore dell’invenzione.
Nell’attuale occasione della mostra di Palmi, questa piccola nota è solo una testimonianza
e un segno di disponibilità per questo scavo, con la convinzione della sorpresa che esso contiene.

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