PAOLO GESTRI
MANLIO CANCOGNI
BERT W. MEIJER
UMBERTO BALDINI
RAFFAELLA DE GRADA
ELENA LOMBARDO
ANTONIO PAOLUCCI
LUISA BECHERUCCI
MASSIMO DI VOLO
PIER FRANSCESCO MARCUCCI
ROBERTO SALVINI
GLAUCO CAMBON
RODOLFO GATTAI
MILENA MILANI
PIER CARLO SANTINI

RAFFAELLO BERTOLI 1995

Ha lo studio in una villa del Cinquecento sopra il Poggio Imperiale di Firenze. Fu la dimora di Amerigo Vespucci. Dalle finestre si vedono le colline e la chiesa di San Felice a Ema dove, nel piccolo cimitero assolato, riposano, per espressa volontà del poeta, le spoglie di Eugenio Montale. Fra le tele ammassate faccia al muro, i disegni, le grandi tavolozze screziate dai colori, i tubetti intatti e quelli che tutto hanno dato, c'è una dama sul cavalletto. Su di lei, e intorno a lei, i colori si fanno e si sfanno, si mescolano, si dissolvono, tornano a mostrarsi. Vengono in mente i versi di Ungaretti: "Ogni colore si espande e si adagia / negli altri colori / per essere più solo se lo guardi". Roberto Panichi ama le sue dame imponenti: la sua dama, perché in fondo sono tante di una. Ama la figura, la forma, il linguaggio del tempo, la storia, la metafora, il tornare delle stagioni e delle cose. Si chiamò La Forma e il Tempo la sua mostra del 1988. La ricerca è continua; unica, l'asse di rotazione. È un moto uniforme, il suo, di traslazione verso un approdo, forse inafferrabile. Per Tommaso Paloscia, è un "neorinascimentale"; per Raffaele De Grada, la sua è "solida e classica modernità". Panichi, in realtà, a tutto attinge, per ricostruire un percorso ideale della forma, una sua congettura del mutare senza mutamento sostanziale. Esalta il colore, che non è mai circoscritto, imprigionato nel segno. Anche se il disegno è la certezza della comunicazione. Di tutte le fantasiose ricerche dell'età nuova (invenzione per invenzione, differenziazione per differenziarsi, effetto pirotecnico più che esplosione vulcanica) Panichi fa un esemplare inventario, facile da scoprire e da scorrere. Poi mette in moto meccanismi ancestrali e ricostruisce la sua verità pittorica. Ai personaggi affida destini emblematici: porta le grandi matrone all'interrogativo, Narciso ripete la solitudine esaltante della sua bellezza, la morte del sublime è una croce di spazi e di silenzi, il giardino di Lorca, la cara vecchia bagnante muovono molteplici interessi. E riportare nella pittura la spettacolarità può dare suggestioni profonde e ricreare continuità d'intese con la grande arte. Docente di estetica, studioso attento dei fenomeni artistici, autore di numerosi saggi e di un ampio lavoro sul business nell'arte contemporanea, Roberto Panichi si colloca nel ristretto drappello dei "contestatori", che portano avanti tematiche serie, amano la poesia, conoscono il tanto vituperato mestiere. Nel Chiostro di Sant'Agostino di Pietrasanta non ci sono però contestazioni: solo le sue emozioni poetiche.