PAOLO GESTRI
GLAUCO CAMBON
BERT W. MEIJER
UMBERTO BALDINI
MANLIO CANCOGNI
ELENA LOMBARDO
ANTONIO PAOLUCCI
LUISA BECHERUCCI
RAFFAELLA DE GRADA
PIER FRANSCESCO MARCUCCI
ROBERTO SALVINI
RAFFAELLO BERTOLI
RODOLFO GATTAI
MILENA MILANI
PIER CARLO SANTINI |
MASSIMO DI VOLO 1974
"Pittura è scienza di più discipline e di varii ammaestramenti ornata, la quale di tutte l'altre arti è somma invenzione". Questa frase di Lorenzo Ghiberti viene indispensabile a chi voglia parlare di Roberto Panichi, pittore e anche studioso appassionato dell'arte e della sua tecnica, a cui attende da molto tempo pubblicando saggi su Leon Battista Alberti, Ghiberti, Leonardo e tutti gli altri maestri che non solo seppero ben operare e magistralmente realizzare opere insigni, ma vollero anche tramandare i loro studi, le tecniche usate, le scoperte fatte. Un mondo nel quale Roberto Panichi pare immedesimarsi e immergersi, padrone come è ormai divenuto di una superba tecnica che gli consente di esprimersi con una vastità e abbondanza di termini con i quali spazia — nel filone figurativo — dal ritratto al paesaggio, alla natura morta. Una tematica varia, e il colore con cui la riveste il pittore, rivela un profondo sentimento per nulla contraddittorio: un colore che è impasto, è segno e nello stesso tempo è corpo, vellutato e mai calcinoso. Si avverte, nell'esecuzione, un senso di completezza che non si perde nella ricerca del vero effetto scenografico o nella tentazione di dare un'immediata, ma superficiale, visione d'assieme. Bensì — con la ricerca espressa nella tonalità — sa evocare fatti emotivi, impreziosendone l'evidenza con rapidi suggerimenti cromatici. Questo si può particolarmente apprezzare nei ritratti e nelle figure, ora dolci, sognate (vedi il bambino in abbigliamento settecentesco) o segnate duramente, con un ritmo chiuso e aspro, quando le immagini riflettono volti o corpi sui quali il tempo ha stratificato gli avvenimenti della vita, le passioni e i dolori, la cadenza del suo passare. Solitario com'è, Roberto Panichi interviene sul soggetto con un'operazione di riscoperta, spogliandosi di ogni sovrastruttura conoscitiva e culturale, per restituirci opere di limpida purezza. Così appaiono i suoi paesaggi — dove luce e colore si fondono —, gli oggetti e quanto altro esce dal suo pennello: un accumulo di sensazioni raccolte con un giro di sguardo. Lo spazio diviso in racconti, episodi, quadri. Una vicenda pittorica che per Roberto Panichi non è ancora conclusa e che, certamente, dovrà dare, ancora, sempre più piacevoli e valide sorprese.
|