RODOLFO GATTAI
GLAUCO CAMBON
BERT W. MEIJER
UMBERTO BALDINI
MANLIO CANCOGNI
PAOLO GESTRI
ANTONIO PAOLUCCI
LUISA BECHERUCCI
RAFFAELLA DE GRADA
ELENA LOMBARDO
ROBERTO SALVINI
RAFFAELLO BERTOLI
MASSIMO DI VOLO
MILENA MILANI
PIER CARLO SANTINI |
PIER FRANSCESCO MARCUCCI 1978
Cosa si rileva da un primo esame della pittura di Roberto Panichi? Un affiorare di valori classici intesi come prevalenza della forma plastica, non senza però che i contenuti siano di estrema originalità e la contemporaneità venga, e non potrebbe essere diversamente, trascurata. Si assiste, nella pittura di Panichi, a un ritorno alla pittura di tipo rinascimentale, ma tutto il suo lavoro e la sua tematica restano ben suoi (basterebbe a questo proposito vedere il bozzetto dell'Ultima Cena, esposto di recente [dicembre 1977] alla Galleria Cimabue di Firenze). Inoltre, io che conosco il suo lavoro da diversi anni, scorgo un avvicendarsi in esso di stagioni sempre più ricche, con invenzioni nuove e cicli che tentano strade e scoperte diverse, sempre nell'ambito di una sua poetica, come, a esempio, nella luce di alcuni suoi ultimi quadri; e niente viene ad alterare l'omogeneità dell'opera che appare compatta fino a indurci a pensare che il pittore tenti un recupero in chiave novecentesca di ciò che il passato ha prodotto di rilevante (e vi par poco a questi lumi di luna?). Un "neoclassicismo", insomma. Siamo certi che, in futuro, la pittura di Panichi ci offrirà nuovi temi e nuove sorprese.
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