RODOLFO GATTAI
GLAUCO CAMBON
PIER FRANSCESCO MARCUCCI
UMBERTO BALDINI
MANLIO CANCOGNI
PAOLO GESTRI
MILENA MILANI
LUISA BECHERUCCI
RAFFAELLA DE GRADA
ELENA LOMBARDO
ANTONIO PAOLUCCI
RAFFAELLO BERTOLI
MASSIMO DI VOLO
BERT W. MEIJER
PIER CARLO SANTINI

ROBERTO SALVINI 1984

La pittura di Roberto Panichi elude ogni classificazione e, per quanti sforzi si facciano, non si riesce a includerla in nessun "ismo". Neppure è facile definire quanto essa sia tradizionale e quanto moderna. È moderna, anzi modernissima, nei suoi risultati. È moderna in quanto espressione altamente originale, dentro cui si avverte non già il peso ma il nutrimento della tradizione. È moderna in quanto sperimenta tecniche nuove, ma è tradizionale in quanto queste tecniche sono sempre, soprattutto, quelle del colore e della luce. Una luce che non è chiaroscuro o luminismo, ma piuttosto una luce interna al colore, una luminosità impastata nel colore e quasi magicamente affiorante alla superficie pittorica. È pittura legata alla tradizione in quanto non rifiuta il "soggetto", anzi si compiace del ricorso a classici miti o a evocazioni di letteratura illustre. Ma poi ci si accorge subito che ogni contenuto letterario è non vorrei dire degradato a pretesto ma respinto nel fondo, come spunto ormai quasi irriconoscibile da cui ha preso slancio l'ispirazione. Un'ispirazione insieme drammatica e non esente da chiari impulsi espressionistici, che però sfocia in immagini distaccate e altamente immaginose. Al confronto con la povertà tecnica di tanta pittura di oggi, l'arte di Panichi si presenta come prodotto di uno studio indefesso e di un'ansia di ricerca, non già di forme astrattamente meditate, ma di forme che nascono già incarnate in una loro tecnica, in una tecnica che è l'unica a esse consona, una tecnica che è il corpo della loro anima. La diversità dei soggetti, la molteplicità delle "invenzioni", non dà luogo a espressioni disparate e tra loro incomunicanti, ma si riconduce a una unità nell'unità dello stile. L'unità di uno stile intessuto di linee irrequiete e vibranti, tendenzialmente espressionistiche, arginate e frenate, tuttavia, da una commozione più privata e più intima, che si manifesta con invidiabile coerenza in quell'accento di supremo stupore che emana dagli indescrivibili ma sensibilissimi accenti di quel suo colore impregnato di vivida luce.