Vincenzo Accame
 
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Vicenzo Accame
2x2=22

La scienza sembra fatta per offrire all’uomo delle certezze. Su queste certezze il mondo ha costruito la sua storia. Abbiamo creduto nella terra al centro dell’universo, nell’atomo indivisibile, nel valore terapeutico del salasso. In successione inarrestabile, Galileo, Darwin, Einstein e molti altri hanno dimostrato inconfutabilmente un contrario.
Ormai sappiamo benissimo che cosa rimarrà domani delle nostre certezze di oggi.

Proviamo a supporre, per esempio, che la causa non preceda l’effetto, che la retta non sia la linea più breve tra due punti, che due parallele siano convergenti (come qualche politico aveva intuito…), che un corpo non cada verso il basso (come vediamo dalle riprese televisive dallo spazio…), che la morte non sia l’opposto della vita (come i mistici hanno sempre supposto…),
che zero non sia l’opposto di infinito, che due per due non faccia quattro. Proviamo a pensare che molte cosiddette certezze non siano che ipotesi o convenzioni: come il fatto che il fuoco è rosso, il cielo azzurro, il piombo pesante, l’uomo forte, la donna mobile, la matematica inopinabile…

D’accordo. Ma di fronte al numero? Ecco, per esempio, se avessimo supposto, in un ipotetico principio, che, come il 2 è il doppio di 1, anche il 3 è il doppio di 2, il 4 il doppio di 3, e così via; tra questi numeri e i numeri in uso ci sarebbe la seguente corrispondenza di valori:

1=1; 2=2; 3=4; 4=8; 5=16; ecc.

O, ancora, che ogni numero, come il 3, sia la somma di tutti i numeri precedenti…

1=1 (per convenzione)
2=2 (per convenzione, non essendoci precedenti da sommare)
3=1+2=3; 4=1+2+3=6; 5=1+2+3+6=12; ecc.

Con questo non si vuole sostenere che tutta la matematica basata sui nostri abituali valori numerici sia priva di fondamento; ma semmai che una matematica basata su altri valori possa essere altrettanto valida; oppure: che si può costruire una scienza senza bisogno di fondamenti;
o ancora, più avventurosamente, che una scienza, per esistere, non ha bisogno di alcun fondamento. La scienza come l’arte, l’arte che vive di trasgressioni […].

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