Vincenzo Accame
 
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Jacqueline Ceresoli
Io non lo conosco bene

Vincenzo Accame sembra distratto, ma in realtà è un acuto osservatore.

L’ho capito notando che, a distanza di tempo, tra un incontro e l’altro, a Milano, in gallerie, o convegni si ricorda ogni volta delle mie abitudini. Le poche volte che ci si rivede mi saluta con domande ironiche relative alla mia condizione psicofisica, alle quali non rispondo, ma evito con “battute scherzose”.

È circondato da donne, ma non è bello.

Forse perché ispira fiducia e sprigiona tenerezza. Accame conosce tutti, ma non parla di nessuno.

È di poche parole se non viene interrogato, ma se lo provochi con qualche stimolante argomento non lo ferma più nessuno. Quando è invitato a partecipare a dibattiti e si trova tra le mani un microfono si trasforma in abile oratore, senza essere saccente.

Ma io non lo conosco bene e, chissà, anche lui da giovane, può essere stato un po’ arrogante, sicuramente con l’età si è intenerito.

Ti commuove per quella sua camminata strana. D’inverno porta sempre un loden verde con un buffo cappello, a cui lui è affezionato. E se lo prendi in giro si stizzisce e ti dice che “gli tiene in caldo il cervello”. Vincenzo Accame ha gli occhi scuri e profondi, che mirano all’essenza delle cose.

È un letterato, pittore, filologo della Patafisica.
Da sempre si professa provocatore culturale e si è impegnato per sensibilizzare l’opinione pubblica nell’esercizio del libero pensiero, che consiglia anche ai nemici. Anche se dubito che possa averne. Non è assetato di gloria, ma è un ambizioso latente.
Non vuole comparire, ma se non lo citi o ti scordi d’invitarlo si offende da morire.

È un narcisista, ma si rifiuta di ammetterlo, per educazione. Vincenzo Accame per le sue infinite contraddizioni assomiglia un po’ al jarryano Faustroll, dottore in Patafisica, il quale, come lui, teorizza principi e teoremi sulla validità del concetto d’identità dei contrari con assoluta ironia.

È così convinto della sua Scienza delle soluzioni immaginarie che riesce a dimostrarti l’assurdo.

Però il difetto di Vincenzo Accame è quello di non essere personaggio.

Non è un artista maledetto. Non beve, non fuma, e non fa uso di droghe. Inoltre, è fedele a una sola donna, sua moglie. Non è una vittima dell’apparenza, o un affascinatore di massa, e pertanto non rientra nella categoria del “tipo”.

Ma, per me, Vincenzo Accame ha conservato una virtù speciale: il piacere di essere normale.

Per questo è eccezionale.

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