Salvatore D'Addario
 
 
 

Contributi di critica

 

Franco Albonetti

Ogni artista è un esploratore di un suo versante interno. Siamo in un tempo di transazione, ieri si esplorava nel tentativo di raggiungere un eden in un suo albore di pensiero, oggi si esplora senza la speranza definitiva di pervenire ad una meta con il sospetto che ogni sentiero etico ed estetico sfumi verso il vuoto totale.

Svaniscono i sogni, si confondono e contorcono le ideologie. Con la carenza estetica, morale c'è anche quella delle materie prime e si prevede un futuro di pena e non è meraviglia che a prevederlo siano gli artisti, perché ogni artista è un poeta ed ogni poeta è un poco il veggente di quel futuro che nella mente dei poeti è già cominciato.

Nel mondo si deteriora tutto; negli apparecchi il vetro si frantuma, il rame si ossida, decenni di studi si perdono. I fiori, le comete, gli aquiloni non ci dicono ormai quasi più nulla.

L'artista Salvatore D'Addario racconta i suoi dubbi, le sue angosce, in grandi fogli in bianco e nero. I sogni che non può realizzare su questa terra, i dubbi che non può spiegare, i problemi che non può risolvere li esprime in una specie di portolano dove sono tutti porti del mare della sua anima in una serie di disegni che Salvatore affida allo spazio che non è mai totalmente vuoto.

Così ci rende pensosi tra le sue linee in un cielo che l'artista intuisce sempre più vasto…

A volte una riga grigia divide obliquamente uno spazio bianco, altre il disegno di una pietra pieghettata si concretizza con la propria durezza a decantare dimenticate certezze d'esistere.

In equilibrio tra la geometria e la musica, Salvatore D'Addario desidera ritrovarsi nello spazio con un angolo alla ricerca iperbolica del vero. Ma non è nella iperbole una chiave per iniziare una magica ricerca del tutto?

Linee nello spazio e pensieri per l'Amore e Amore per la vita.

Riuscirà a trovare l'artista una sintesi di linee immerse e concluse nello spazio?

Fra tanti milioni di umani, Salvatore D'Addario, anche lui, è qui sulla Terra ad interrogarsi, per un poco sa di esistere, per un poco noi entriamo a visitare le sue personali.

C'interessiamo ai suoi premi, alle sue affermazioni nelle varie città d'Italia. Non soltanto noi, uomini comuni, ci interessiamo di Salvatore D'Addario, ma anche artisti famosi come Remo Brindisi che firma un suo catalogo: "Salvatore D'Addario è, non a caso, in questa piattaforma organica per affermare uno 'Stato di cultura', ove la soggettività finalmente ritorna al suo antico valore e l'uomo come evento di un futuro determinato in anticipo".

Ora Salvatore D'Addario dice: "Vivo". Lo dice nei suoi fogli bianchi.

A lui non importa risolvere un minimo problema dell'universo. A lui basta gridare a l'astro che crea i nostri giorni: "O sole, o luce anch'io".

È un barbaro dell'era atomica al principio del duemila.

In questa sua consapevolezza è tutta la sua valida attualità e sono tutti i suoi limiti.

1980

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