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Vittorio Cecchi
Dopo la lunga pausa estiva, sono riprese e vanno riprendendo tutte le attività professionali o di altro tipo. Puntuale, quindi, la galleria Il Modulo – Terni, via Ferraris, 8a – è tornata al suo ben noto lavoro, nel suo elegante e accogliente locale.
In questi giorni – dal 6 ottobre al 6 novembre – presso la galleria Il Modulo, sono visibili le opere, di pittura e di grafica, del giovane Salvatore D'Addario. Egli è nato ad Ariano Irpino nel 1950 e, con i suoi, nel 1953 si è trasferito ad Ancona. In questa bella città marchigiana, avvicendando studi e lavoro, si è diplomato presso l'Istituto d'Arte, ove attualmente insegna. D'Addario ha iniziato ad esporre i suoi lavori – i suoi primi lavori di una certa qualità – fin dal 1970. Successivamente egli ha organizzato la sua attività artistica, sia con mostre personali che partecipando a rassegne collettive. Nel 1982 D'Addario si è trasferito a Camarano, dove ora abita.
D'Addario, in questa rassegna presenta se stesso con una serie di dipinti di media dimensione e con dei saggi di grafica. Pur non avendo avuto la possibilità di conoscerlo personalmente, osservando i suoi lavori, non è difficile comprendere – ne ho avuto conferma da chi lo conosce bene – quanto egli possa essere riservato, sensibile ed anche un po’ schivo. Tutto ciò può dedursi dall'analisi dei suoi grafici, eseguiti con pochi segni vibranti e pochissima materia, ma molto "calcolati" sul piano compositivo.
Questi elementi, molto più elaborati, affiorano nelle composizioni pittoriche – di dimensioni medie e non molto grandi – che sono più numerose della produzione grafica, presente in questa mostra. Sulla tela, da cui sempre parte come piano di appoggio, D'Addario costruisce le sue sintetiche, ma non fredde composizioni, con pochi colori e, spesso, una consistente materia, raggiungendo sempre esiti raffinati e poetici.
Certo la "lettura" di questa pittura non è immediata, come del resto non lo è tutta la produzione astratta e materica passata o relativamente recente.
Ma ciò dipende – e può dipendere – dalla complessità dei tempi in cui viviamo e di cui l'artista è sempre lo "specchio", il riflesso immediato. Ma in questo "sussurrar" le cose, attraverso un'elaborazione paziente della materia e delle forme, D'Addario mi sembra che voglia proporre, all'osservatore dei suoi lavori, la sua "ansia", la sua tensione verso ciò che ha o può avere una dimensione specificamente spirituale.
Egli va, attraverso la materia, oltre la materia stessa.
1984 (dalla presentazione in catalogo in occasione della mostra personale alla galleria d'arte Il Modulo, Terni, 6 ottobre – 6 novembre 1984)
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