Salvatore D'Addario
 
 
 

Contributi di critica

 

Cesare Baldini

Salvatore D'Addario, scultore di Camerano dallo stile esclusivo

Salvatore D'Addario, pittore-scultore: opera a Camerano, davanti al Cònero che strapiomba sull'Adriatico, è famoso in Italia ed in Europa.

Motivo: la sua pittura è essenziale e misteriosa, basterebbe, emblematico, il dipinto in tecnica mista Vicino Ancona sud, in cui il rapporto materia colore assume una forma per entrare nella interiorità, o, per similitudine, una tecnica mista su legno, Casello Ancona nord.

Negli anni preduemila, la sua pittura è, a nostro giudizio, una sorta di vaticinio, o messaggio, o, se si vuole, un cifrato per entrare attraverso la porta di un'era che sta per spalancarsi dinanzi ad un'umanità attonita e di corsa fra lo spietato quotidiano.

Gli artisti sono, se autentici, premonitori. In questo leggiamo la sintesi espressiva di Salvatore D'Addario, il quale da una linea trae la sua dimensione, o, se si vuole, la sua identità, attraverso uno stile esclusivo che lo ha subito imposto all'attenzione di grandi pittori e critici quali Remo Brindisi, Edgardo Mannucci, Elverio Maurizi, Enrico Crispolti, Mariano Apa.

Ma, per la verità, è da quasi vent'anni che lo seguiamo e così riscontriamo in questa personalità creativa "l'urgenza del rilievo – come dice Salvatore D'Addario –, una esigenza sempre molto forte in me, tanto che la pittura si è trasformata spesso in scultura".

E se volessimo passare dal segreto della sua pittura alla scultura, ecco aprirsi un mondo nuovissimo da dove emergono forme metalliche che sono "paesaggio", "simbolo", "casa", "piega", "senza titolo", "convesso", "architettura", ecc.

È come se una nascosta trigonometria umana vada a finire nelle sue creazioni, tanto da rispecchiare sia la complessità che la diversità dei viventi, in uno, comunque, a verità nette o a ragioni di vita o a istinti lucidi: le sculture di Salvatore D'Addario, infatti, ci suggeriscono queste rivoluzioni d'idee trasformate in acciaio, o forme temperamentali uscite dal taglio di un acutissimo fabbro artista, quasi a voler scavare quanto esista in noi.

Salvatore D'Addario, nella sua verità di pittore e scultore vive un dato interiore risolvendo il fatto creativo attraverso linee forme e rilievi, o, se si vuole, dando alla materia un linguaggio preciso. Shelley scrive: "Diede all'uomo il linguaggio ed il linguaggio creò il pensiero che è il metro dell'universo".

Un metro, appunto, è il dipanare un mondo fantastico ed insieme misurato, il mondo che appartiene all'uomo e che Salvatore D'Addario, con un gioco di preveggenze, indica nella sua arte.

Una scultura Senza titolo, 1990, ci fa leggere, in una lastra a rilievi, il fumo, la ciminiera, l'iniziazione, lo spazio. Ci sono simboli e frequenze, o onde, nel magnetismo scultoreo di Salvatore D'Addario, insieme alla percezione di una matericità fino ad oggi insostituibile per l'uomo, che ne fa la sua storia ed il suo avvenire. Anche nello spazio l'uomo, per viaggiare, deve avere la sua materia.

Non è stato ancora possibile scomporlo in onde luce. Forse ci arriveremo, ma intanto, l'artista Salvatore D'Addario fa strada alla coscienza avvenire di un uomo che sta scavalcando un'epoca per entrare di diritto in un'altra dove lo soccorrerà ancora 1'immaginazione delle linee e della materia.

Una pittura ed una scultura, in Salvatore D'Addario, corrispondenti a coefficienti di intensa interiorità, anche enigmatica, ma proprio per questo più affascinante e colma di un mistero che ci appartiene, che fa parte del nostro universale e del nostro vivere in un pianeta che chiama l'ignoto.

Salvatore D'Addario, un artista marchigiano di grande spessore in viaggio verso la grande Europa della migliore cultura e tradizione.

1995 (pubblicato in "Il Globo", 8 aprile 1995)

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