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Remo Brindisi
Da sempre eravamo invitati a pensare alla continuità della ricerca estetica come svolgimento qualitativo nella progressione sociale.
Da qualche tempo, forse un decennio, invece è andato a consolidarsi il "ricambio di fondo", vale a dire l'istaurazione di stacchi netti fra generazione senza che l'una chieda all'altra argomenti di continuità. Si è visto l'insorgere dell'iperrealismo a negare, dal fondo, la varia epoca dell'informale e, con altrettanta interminatezza, l'avvento del minimalismo, cioè l'opposto estetico, a scorno del superrealisrno.
Ora per ritrovare invece una ragione del fenomeno, cioè dei poli storici, bisognerebbe risalire alle avanguardie storiche o strumentalizzare, con più tecnicismo, l'entità attuale dell'uomo?
Altrimenti le esperienze più recenti, in fattispecie delle ricerche artistiche, da sintomi che già si fanno avanti, rischiano di rimanere senza storia. Allora a scanso di una degradazione romantica incombente, facile a invadere l'uomo, anziché avviarci all'esame filologico della cultura comparata, le opere di D'Addario possono aiutarci a chiarirci, anche se la crisi d'identità è non solo di una immanenza esistenziale, cioè rapportata alla società, e che gli sia a monte, ma, è pur vero, che questa crisi sia d'oggetto, quale strumento della nuova percezione che l'uomo ha dello spazio.
Cioè si comincia a credere che il Bauhaus, con quel di immaginistico che si trascinava con sé per concepire l'Arte come tutt'uno con l'ambiente (Luciano Di Laurana, Brunelleschi, la Sistina), fa rispuntare l'oggetto nello spazio ambientale: oggetto + uomo solo come forza soggettiva + spazio - ambiente come struttura portante.
Non più lacerazione dell'uomo al cospetto e di conseguenza dell'oggetto (Villa, Burri, Fontana) ma (ricordarsi gli anni Sessanta con la pop art) l'offerta da dare all'oggetto, rivisitato e collocarlo in primo piano, di uno spazio "significante".
Salvatore D'Addario è, non a caso, in questa piattaforma organica per affermare uno "stato di cultura", ove la soggettività finalmente ritorna al suo antico valore di cultura e l'uomo come evento di un futuro determinato in anticipo.
1978 (dalla presentazione in catalogo in occasione della mostra alla galleria d'arte Ambiente, Macerata, 13-25 febbraio 1978)
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