Salvatore D'Addario
 
 
 

Contributi di critica

 

Guido Montana

Quella di Salvatore D'Addario è una pittura al limite del segno grafico e dell'oggettualità, tra segno-colore e dimensione plastica. Si tratta di un artista che ha indubbiamente subito il fascino dell'indeterminazione, così peculiare nelle ricerche di questi ultimi vent'anni, del tutto disinibite all'uso eclettico del contesto di superficie e degli stessi strumenti pittorici.

L'artista traccia segni elementari adeguandoli a uno spazio strutturale, in cui sono presenti elementi di equilibrio segnico, valenze cromatiche, spessori materici e via dicendo. Potremmo parlare di un iter grafico e plastico coagulato in tracce e riquadri, che assumono visivamente l'illusione di una topografia ridotta ad uso dell'idea estetica.

Non c'è simbologia evidente, né ridondanza pittorica, ma piuttosto un rapporto plastico con la superficie del quadro che è al limite della dissacrazione. Si ha la sensazione, infatti, che D'Addario introduca elementi ludici e "distratti" per interrompere il possibile rigore della superficie; come se a un certo punto mettesse in parentesi la tentazione della gratuita bellezza del fare pittorico, l'ordine compiuto e il dato esemplare del processo segnico.

Mi pare, questo, un motivo di meditazione per ricostruire una modalità diversa della ricerca astratta, alla quale viene associato il carattere oggettuale e concreto del segno e della struttura. Il segno dunque come spessore, rilevanza plastica, come proposta promiscua e alternativa dei possibili accadimenti semiotici. Vi è d'altra parte una evidente attenzione alle nozione storica dadaista, quale attribuzione segnica semplice ed elementare dell'immagine pittorica astratta. Questo lo dispone facilmente all'uso della tecnica mista, in cui gli elementi di contrasto e di accentuazione materica assumono il carattere di voluta tensione formale.

Nell'ambito della ricerca segnica l'opera di quest'artista si presenta come un sicuro richiamo ai valori di superficie; evita le antinomie pseudo-storiche, le suggestioni dell'iconografia ripetitiva, ponendosi in un'area di aggregazione e di opportunità creative della struttura dei segni. Ed è questo, mi pare, il senso della ricerca per un artista che operi in direzione di concreti e fruibili valori visivi.

1984 (dalla presentazione in catalogo in occasione della mostra personale al Castello di Falconara Alta, Falconara Marittima, 21 luglio-11 agosto 1984)

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